"Il Realismo Magico" di Felice Casorati
Felice Casorati: un artista ermetico e dall'indole solitaria; uno dei più apprezzati esponenti del "Realismo Magico", corrente che si concretizza nei suoi principi nel primo Dopoguerra, con lo scopo di porre fine a tutto ciò che le Avanguardie Storiche avevano messo in atto per stravolgere il classicismo imperante della pittura ottocentesca. Il Realismo Magico, presente in letteratura e nelle arti figurative, si manifesta con la presenza di elementi magici in un contesto realistico. Così lo troviamo presente nella poesia e nei romanzi di quel periodo. Nelle arti figurative ed in pittura assistiamo ad una visione lucida, ma al tempo stesso smarrita, nei confronti del reale. Furono artisti come Felice Casorati, Cagnaccio di San Pietro ed Antonio Donghi, i principali esponenti in Italia di tale corrente figurativa, elaborata teoricamente da Massimo Bontempelli.
Felice Casorati, artista torinese, si accosta alla pittura dopo aver abbandonato la musica, a causa di un forte esaurimento nervoso a Padova, dopo aver qui compiuto gli studi classici e conseguito la laurea in giurisprudenza a Padova. Si forma presso la bottega veneta del pittore Vianello e si accosta alla nuova corrente pittorica in un secondo momento quando, dopo il suicidio del padre, fa ritorno con la sua famiglia a Torino, sua citta di origine.
Il momento è complesso e difficile sotto molteplici aspetti. La devastazione della guerra spazza via ogni desiderio di provocazione ed il desiderio di tornare alla normalità è primario. Nell'arte quindi, in opposizione alle Avanguardie Storiche, si viene a creare la necessità di riappropriarsi della tradizione, traendo spunto dall'arte classica del '300-'400 e '500,fondando i propri principi sulla resa puntuale della realtà; le sue caratteristiche infatti, in Italia, sono costituite da una realtà precisa, curata nei dettagli ben definiti nello spazio, mutuando gli impianti prospettici tipici dell'arte rinascimentale, inseriti in uno scenario immobile, incantato ed immerso in una magica solitudine. Un genere questo che troviamo nell'America degli Anni Trenta, nelle opere di Edward Hopper.
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Meriggio 1923 |
I particolari delle pantofole rosse e di un cappello da prete, suggeriscono all'osservatore la presenza di una figura maschile collocata nell'ombra, sullo sfondo della quale si scorge la nuda schiena. Il mondo e le cose vivono una loro vita indipendente da noi, l'uomo è solo di passaggio, con uno stato d'animo di profonda inquietudine.
Ottima spiegazione, complimenti
RispondiEliminaGrazie. Ne sono lieta.
EliminaComplimenti José, veramente chiaro e lineare 👍😊
RispondiEliminaGrazie mille Angela
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