mercoledì 26 febbraio 2020



IN FABULA +

IDA FERRARA 

TACCO 11 AMERICAN BAR


Ida Ferrara è un'artista che ha scelto l'illustrazione come genere per esprimere sé stessa ed attuare un cammino ed una ricerca concettuale rivolta agli altri.
Parlare di Illustrazione oggi, significa fare riferimento ad una forma d'arte molto antica che affonda le sue radici in un periodo molto lontano, la quale assurse a genere di grande importanza grazie all'invenzione della stampa e poi nel '700 quando le Gazzette ed i Giornali Satirici prima in bianco e nero e poi a colori, furono destinati ad un pubblico vasto ed adulto.
Fu poi l'800 ed il Romanticismo a rilanciare l'illustrazione per gli adulti e per l'infanzia. Il libro illustrato ebbe fortuna in questo secolo e, nella sua patria di elezione, l'Inghilterra, fiorì una valente scuola di illustratori ed incisori e, mentre le tecniche di stampa miglioravano, la nascita ed il progredire della tecnica fotografica costituiva al tempo stesso un pericoloso concorrente.


Ida Ferrara "Teste"

L'Ottocento è un secolo molto importante dal punto di vista artistico. Nascono le prime avanguardie storiche come l'Impressionimo, il Neo Impressionismo in Francia ed il Futurismo in Italia, ma le innovazioni portate dalla Rivoluzione Industriale, portano anche allo sviluppo della Pubblicità che apre il campo al Manifesto Pubblicitario. Henry de Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard in Francia grazie all'arrivo delle stampe giapponesi e Fortunato Depero in Italia con il suo Manifesto sulla Pubblicità, aprirono la strada ad un mondo che tutt'oggi con il sopravvento del digitale, è entrato in modo prepotente in ogni ansa del nostro quotidiano.
L'Illustrazione, come genere artistico, è una rappresentazione visiva che può avere la forma di disegno o di fotomontaggio, ed è normalmente funzionale alla esemplificazione o decorazione di un testo scritto e, a differenza dell'arte moderna, non ha una funzione estetica. Molti illustratori infatti, hanno il vezzo di chiamarsi “artigiani” e scansare così la definizione artistica ma così non è.
L'illustratore, oltre ad essere un artista ed un fine disegnatore, ha un archivio personale ricchissimo.
Egli deve saper realizzare qualsiasi forma.
All'illustrazione si chiede sempre di essere al servizio di un testo o di un articolo e quando è per i bambini, di adattarsi alle idee che una nazione ha dell'educazione estetica e morale dell'infanzia in un particolare momento storico.
Ida Ferrara ha un percorso artistico ed umano particolare.

Ida Ferrara, serie "Volti"

Dimostra fin da bambina una naturale predisposizione per l'arte ed il disegno che però non coltiva da subito, percorrendo strade diverse: il liceo classico prima e la facoltà di architettura poi che però non porta a termine dedicandosi all'insegnamento.
Si avvicina all'illustrazione per caso e seguendo dei corsi, si appassiona ad essa a tal punto da farlo diventare il suo genere.
Ida Ferrara mette in scena la sua anima utilizzando una tavolozza particolare ed una tecnica pittorica diversa da quella normalmente utilizzata dagli illustratori.  Se  Jean Michel Folon, pittore scultore ed illustratore belga, utilizza l'acquerello a sottolineare l'essenzialità delle sue forme, dei visi allungati e del suo particolare rapporto con lo spazio, Ida Ferrara utilizza l'illustrazione per portare in scena sé stessa e gli altri avvalendosi di figurine essenziali e leggere che incuriosiscono subito lo spettatore per la sovradimensionalità delle teste a comunicare grande sofferenza e travaglio psicologico.
Dal mondo dell'illustrazione, Ida mutua il mezzo cartaceo come strumento veloce, di servizio, essenziale e di pronto utilizzo, nel quale vi è anche ciò che l'artista rappresenta.
Donna del Sud che fa parlare le sue opere utilizzando materiali semplici che non richiamino troppa attenzione, ma pregni di significato, nel momento stesso in cui ci mettiamo di fronte ad essi ed osserviamo il messaggio.


"Teste"

Ciò che immediatamente suscita la nostra attenzione, è la serie di quelle che Ida chiama “TESTE” e che tiene molto a rendere differenti dall'altra serie che ella invece definisce “VOLTI”.
Nella prima, ci troviamo subito di fronte ad un mondo al femminile che accompagna poi tutta la sua produzione. Quasi nulla l'attenzione dedicata all'universo maschile, se non per un'opera qui esposta “I fidanzati” a sottolineare l'armonia di un sentimento così complesso e qui idealizzato.

"I fidanzati"
 Le “teste” sono inserite in uno sfondo caratterizzato da una profonda “indeterminazione”, uniforme ma non condotto secondo la tecnica dell'acquerello o del pastello; Ida ricorre al colore acrilico che le fornisce una tavolozza pastosa, intensa perchè intensi e contorti  sono i pensieri che si agitano nelle menti di queste donne. L'artista ci illude e ci dà l'imbocco di una apparente tranquillità con la geometria e l'ordine nell'esecuzione pulita e ordinata di queste forme femminili che però subito dopo appaiono volutamente sganciate dal mondo reale con dimensioni abnormi delle teste fuori dagli schemi, non connotate fisicamente se non da occhi e bocche molto piccole che rimandano alle figure maschili e femminili del pittore di origine spagnola  Antonio Bueno. Non sono infatti i caratteri somatici che interessano l'artista ma i capelli di queste figure femminili.
Essi sono il prodotto, l'elaborazione di ciò che è avvenuto nelle loro menti e che bene rappresenta filosoficamente quella mancanza di un centro che caratterizza l'uomo moderno, L'inadeguatezza, la precarietà ed il vuoto che ben avevano teorizzato i filosofi esistenzialisti.
I colli sottili, proiettati verso il cielo, vengono realizzati proprio per staccarsi dal terreno luogo di inadeguatezza, verso un cielo infinito.
Un'attenzione a parte, di segno contrario e dal sapore decisamente più positivo è rappresentato invece dalla serie di “VOLTI”.

"Teste"

Nei volti femminili l'artista cambia l'orientamento attuato nella serie precedente e torna ad una sorta di normalità che prima era stata stravolta nella orizzontalizzazione dei visi.
I Volti infatti rappresentano il viaggio nella memoria dell'artista “Altri tempi”, “Serenamente”, “Distanze”, “Ragazza”.
Sono le donne di Ida, quelle vere, con i colli sempre un po' allungati ma questa volta con i capelli in ordine, con la messa in piega appena fatta, eleganti e a posto. L'ordine nel quale Ida è vissuta nella sua infanzia.
La tavolozza qui si scalda. Certo, è ciò che conosce e le appartiene profondamente, sono le sue radici, anche se lo sfondo rimane sempre impersonale.
In questo caso probabilmente si sarebbe pure avventurata nel pastello o nell'acquerello, poiché l'acrilico è trattato tutto in un altro modo. Non vi è più la stesura piatta del colore peculiare dell'illustrazione ma più movimentata in un pur accennato chiaroscuro nelle tonalità del pastello. Ida Ferrara illustratrice a tutto tondo, ci offre qui un assaggio del suo operare, traendo dalla favola gli  spunti per una comunicazione semplice rivolta al mondo dell'infanzia senza tuttavia tralasciare il messaggio al mondo degli adulti.

venerdì 21 febbraio 2020

"In Alto"


ANGELAMARIA RADICCHIO

"IN ALTO" 

Spazio "Illimitè" giugno 2013


"La Rosa e la Luna"
Angelamaria Radicchio artista pugliese nasce a Bari, città che lascia subito dopo il liceo artistico stabilendosi a Venezia dove si laurea in architettura.

L'inclinazione naturale verso il colore applicato al disegno e ad ogni espressione d'arte, la conducono a veicolarlo ai suoi allievi dell'Università di Trieste dove insegna per un periodo.

Oggi la pittura rappresenta una delle sue attività principali.
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Il genere realistico connotato sempre da un'impronta geometrica che fà da sfondo alla sua prima produzione, lascia ad un certo punto spazio ad altre tematiche nelle quali il denominatore comune dal punto di vista tecnico è rappresentato dalla tecnica mista. 

"Ali"
 Nel ciclo “In alto”, un insieme di tele materiche accompagna il tema dominante che è la Luna, simbolo femminile che l'artista fa proprio e con il quale vuole condurre l'osservatore verso mondi a noi ignoti avvalendosi del colore quale mediatore fra il terreno e l'ultraterreno.

Nella serie di tele che però Angelamaria realizza partendo dalla Luna, si avvale di altri simboli e fenomeni dell'universo per scavare l'anima. 
Lo fa specificatamente nel quadro dal titolo “In Alto” dove, attraverso l'osservazione statica dell'infinito, delle esplosioni stellari, del caos, arriva alla sua pace interiore.
Un cammino nella pittura il suo come quasi sempre accade negli artisti figurativi cosi come nella letteratura che diventa taumaturgico, mentre in un andirivieni altalenante, diventa ricerca di aiuto ne “La mia luna”. 

Trittico "In Alto, Il Freddo", particolare

"La mia luna"

Qui il vuoto circostante, la delusione, il pessimismo sembrano avere il sopravvento, ma la luna non bianca ma gialla, quasi un sole nella notte, l'amica di sempre, interviene solidale a riparare i dubbi dell'esistenza.
 L'uso della tecnica mista rappresenta proprio la continua ricerca dell'artista che ha come scopo quello di esprimere le sensazioni, gli umori e gli interrogativi che ognuno di noi si pone di fronte all'infinito. 
Nelle sue opere,  l'uso dei colori primari è sempre presente e la negazione di altri è ciò che il suo inconscio la porta a fare.
 Nella serie “in Alto” la tematica è ricorrente ma solo in apparenza; le esplosioni di corpi celesti raffigurate, ci conducono in un crescendo, all'esternazione prepotente dI stati d'animo e sensazioni prima celati.




venerdì 7 febbraio 2020

OMRETTA DEL MONTE

"WONDER IN THE MIRROR"

 TACCO 11 AMERICAN BAR 

Spinea (Ve) 18 dicembre 2014 

 


Ombretta Del Monte l'artista poliedrica.


L'importanza che l'arte e la pittura rivestono nella vita di questa artista la troviamo già nei suoi primi disegni infantili.
La pittura, in modo particolare, l'affascina fin da subito quando  bambina, ritrae in modo del tutto originale il lavoro del papà che di mestiere fà il palombaro.

A Civitavecchia dove vive e lavora da sempre, frequenta la scuola d’arte ed una volta ottenuto il diploma, inizia ad esporre le sue prime opere figurative.
Alla passione per la tela, si aggiunge poi quella per la scrittura ed inizia a collaborare con alcune testate nazionali, occupandosi di cultura e spettacolo.

Osservando la sua produzione artistica, dedicata allo studio della figura e del volto, appare subito chiara l'unicità del suo operare.


L'arte del ritratto, nel corso dei secoli, ha sempre rappresentato, in assenza della fotografia, un modo per celebrare la memoria, l'autorità di re, imperatori e personalità importanti, divenendo nel Seicento un genere pittorico autonomo e degno di rispetto.
La rappresentazione di un volto in un'epoca come la nostra nella quale con ogni più insignificante telefonino possiamo cogliere in un istante il sorriso o qualunque altra inquadratura che l'occhio ci suggerisce, appare una scelta interessante.


Se molti pittori come Kandinsky e Mirò non possono prescindere dalla musica quale musa ispiratrice, in quanto convinti sia l'unica capace di esprimere la vita psichica dell'artista, nel caso di Ombretta del Monte, la pittura, rappresenta il mezzo di introiezione più efficace per giungere alla conoscenza di sè e delineare, non necessariamente con la logica, ma con il cuore, il vero sentimento.
Ecco naturalmente spiegata la motivazione della sua scelta pittorica ed il motivo per il quale i suoi ritratti possono essere definiti "psicologici".

La ricerca di Ombretta è un continuum finalizzato al conseguimento dell'armonia e della bellezza nella figura umana che ottiene avvalendosi di un segno grafico essenziale ma pregno di significato espressivo, al quale va ad aggiungere il più delle volte, un colorismo vivace, fatto di rossi violenti, azzurri e gialli accesi, per poi privarsene quasi totalmente quando vuole esaltare la drammaticità di uno sguardo come fa nel “Volto di Anna” o nella sensualità accennata, ma non sfrontata de “La Grazia di Marylin”.


Ombretta Del Monte, Ritratto di Anna
Nel cogliere al meglio l'interiorità ed il realismo dei volti e dei corpi, che molto ricordano la pittura del grande Renato Guttuso, concorrono altri fattori decisamente importanti nella realizzazione di un quadro armonico.
Il richiamo a Guttuso non è un caso nella pittura di Ombretta Del Monte, perchè egli si inserisce perfettamente nel Neorealismo degli anni '50, periodo preferito da Ombretta, proponendo dal canto suo una tematica sociale, politica di totale disappunto e disagio nei confronti della realtà politica del secondo Dopogruerra. 
Guttuso arriva a decodicare la sua filosofia in un manifesto artistico che è “Il Fronte Nuovo delle Arti” raccogliendo intorno a sè Emilio Vedova, Alberto Birolli, Giuseppe Santomaso dando vita ad una corrente artistica che rinnega totalmente, la pittura astratta, in favore di un acclarato realismo che si manifesta proprio come accade nella pittura di Ombretta, nell'uso di colori e luci vivacissimi.

Ombretta Del Monte Ritratto di Marilyn


Il '600 aveva visto in questo senso l'innovatore per eccellenza nell'uso della luce, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Egli apporta nella pittura di quel momento una ventata di assoluta novità, quella poi viene definita “la rivoluzione caravaggesca” diventando il realista tout cour, che si avvale di prostitute, serve e delinquenti quali modelli dei suoi quadri, che vengono inseriti in locali dove solo un fascio di luce prepotente interviene ad illuminare i protagonisti della storia di quel momento.

E' proprio la luce, l'altra alleata e protagonista della pittura di Ombretta Del Monte. Una luce rivelatrice che porta all'essenza a far percepire la veridicità dei volti e dei corpi rappresentati, oltre al segno grafico essenziale, che rimanda al fumetto e a quello erotico di Guido Crepax e Milo Manara.


Mi riferisco in modo particolare alla luce che colpisce i corpi ad esaltarne la sensualità e l'eroticità di “Pensiero Proibito”, un'opera intrigante, dal significato indiscutibilmente sensuale ed erotico ma non esplicito; cui si aggiunge “Sensi” dal richiamo erotico che non dà adito a grosse interpretazioni ma dove invece l'artista ha voluto evidenziare come il primo istinto dell'essere umano alla nascita, che è quello della suzione, si trasformi nel corso della maturazione, in strumento di piacere.
Vi è poi la serie di dipinti che Ombretta ha dedicato al Rock per celebrare i 60 anni di vita di
questo genere musicale che ha mutato profondamente l'arte contemporanea.